"Sidereus nuncius" - Galileo e la Luna
Deda Cristina Colonna: recitazione
Mara Galassi: arpa doppia
Dopo la fortunata avventura di “Voluptas dolendi – I gesti del Caravaggio”, l’attrice Deda Cristina Colonna e l’arpista Mara Galassi presentano “Sidereus Nuncius – Galileo e la Luna”, un nuovo spettacolo ispirato alla vita di Galileo Galilei, proposto in prima esecuzione in tre festival del Nord Italia in occasione dell’Anno Astronomico e del quattrocentesimo anniversario dell’invenzione del cannocchiale.
Nel 1609 Galileo Galilei ebbe notizia del nuovo “canocchiale” fabbricato in Olanda; perfezionatolo con le ottime lenti dell’industria veneta, lo trasformò in un nuovo e sorprendente strumento ottico. Lo rivolse al cielo ed in pochi giorni scoprì le asperità della superficie lunare, le miriadi di stelle formanti la Via Lattea, la natura delle nebulose. Nel gennaio del 1610 vide i primi quattro satelliti di Giove, che chiamò “Astri Medicei” e perché la notizia di tante scoperte fosse da tutti conosciuta, scrisse in tre giorni il “Sidereus Nuncius”.
Mentre le sue idee suscitavano polemiche violentissime, ottenuto il plauso dei maggiori astronomi del tempo, Galileo si recò a Roma per trar dalla sua i dotti Padri Gesuiti del Collegio Romano. Quivi suscitò l’ammirazione generale ma anche i germi delle future disgrazie.
I testi recitati sono elaborati a partire dai trattati e dalle lettere di Galileo, dai documenti del processo, dall’Aeropagitica di John Miton (1644) e da Das Leben des Galilei di Bertolt Brecht.
Il programma musicale alterna brani di Vincenzo e Michelagnolo Galilei – padre e fratello di Galileo – alle avanguardistiche composizioni di Ascanio Mayone, pubblicate a Napoli nel 1609. Il collage di musica e testi illustra nell’itinerario intimo dell’uomo e dello scienziato il tema sempre attuale della lotta per l’autonomia della scienza, in un caleidoscopico intreccio dai toni patetici, accorati, ma anche istrionici o comici.
Le due artiste, affermate esponenti dell’avanguardia barocca europea, propongono ancora una volta un felice connubio di ricerca filologica e di sapienza teatrale.